La leggenda dei sempreverdi
Nei tempi passati, al termine dell'estate, un uccellino si ferì ad un'ala, restando cosi da solo nel bel mezzo del bosco. Non potendo più volare, resto' praticamente in balia dell'inverno, che già faceva sentire i suoi primi geli. Cosi, domandò ad un enorme faggio di potersi rifugiare tra i suoi grandi rami, sperando di poter passare l'inverno al riparo dal cattivo tempo. Ma il faggio, altezzosamente, rifiutò all'uccellino un piccolo riparo tra le sue fronde. Intristito, l'esserino BC13 Uccellinocontinuò a girovagare nel bosco, trovando di li a poco un grosso castagno e, speranzoso, ripetè la stessa domanda. Ma anche quest'albero rifiutò all'uccellino la sua protezione. Così, nuovamente s'incamminò nell'oscurità della foresta, alla ricerca di un riparo. Di li a poco si senti' chiamare: Uccellino vieni tra i miei rami, affinché tu possa ripararti dal freddo.  Stupito, l'uccellino si voltò e vedendo che a parlare era stato un piccolo pino, saltò lestamente su uno dei suoi rami. Subito dopo anche una pianta di ginepro offrì le sue bacche come sostentamento per il lungo inverno. L'uccellino ringraziò più volte per tale generosità, che gli permise cosi di superare la cattiva stagione. Dio, avendo osservato tutto, volle ricompensare la generosità del pino e del ginepro, ordinando al vento di non far cadere loro le foglie, e quindi da quel giorno furono "sempreverdi"
Racconto Piemontese


La leggenda del pino
Finalmente apparvero le case di Betlemme. Era l'ora in cui gli uomini, lasciato il lavoro, s'affrettano amorevoli verso le case e il giovane, riconducendo i bovi alla stalla, ha in bocca uno stornello, come un rametto fiorito.  Era l'ora in cui i camini fumano e la massaia stende la tovaglia della cena sulla grande tavola della cucina. Il cielo illividito si era chinato verso la terra in un raccoglimento di nevicata. Eppure gli uccelli continuavano a volare sugli alberi nudi e i galli continuavano a cantare nei pollai già chiusi, come se il giorno, invece di finire, stesse per cominciare.  La Madonna si reggeva a fatica, per la stanchezza del lungo cammino, e GiuBC12 Pinoseppe aveva nel cuore una gran pena per la santissima creatura che affrontava tanti disagi in una stagione tanto avversa. Dove l'avrebbe fatta riposare? Dove avrebbe bussato a chiedere un giaciglio?  La Madonna quasi sveniva, e dal cielo cominciavano a cadere dei bianchi petali, come da grandi mandorli in fiore quando c'è vento. Giuseppe corse verso le case di Betlemme a cercare un luogo dove passare la notte. La Madonna restò a pregare al riparo di un albero. E l'albero si rizzò sul tronco e le fece largo tirando i rami verso la cima e distendendoli a ombrello. La neve sfarfallava intorno e imbiancava ogni cosa. Ma sotto l'albero spiccava, isoletta scura, un cerchio di terra. E in quel cerchio asciutto, la Madonna aspettò il ritorno di Giuseppe. "Benedetto" disse, "tu che mi hai riparata". E il pino rimase, da allora, un sempreverde ombrello d'una aerea bellezza che rallegra la vista e conforta lo spirito. Nella polpa dei suoi semi è racchiusa l'immagine delle sante mani che si levarono a benedirlo. E sotto i suoi rami, poi che la Madonna vi respirò la sera di Natale, l'aria è balsamo a chi vi si sofferma. E dal tronco, se lo ferisci, geme una resina che bruciata profuma come incenso davanti all'altare.
(Autore ignoto)


Dalmine: novembre 2009  -   fac/



 

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