I BASCHENIS, una dinastia di pittori, affrescatori itineranti. Una famiglia che diede generazioni di modesti e illustri pittori dalla seconda metà del Quattrocento alla seconda metà del Seicento.
Per oltre 200 anni, dalla metà del Quattrocento, la famiglia Baschenis fu ricca di generazioni, che diedero modesti ed illustri pittori che si sono succeduti di padre in figlio, abbellendo di affreschi decine di chiese in terra Bergamasca e nelle valli del Trentino. Molto diversi fra di loro, sono artisti che hanno lasciato traccia dei loro lavori fino a dare alla pittura le opere prestigiose di Evaristo.  I Baschenis nacquero quasi tutti nella contrada Colla di Santa Brigida tuttavia essi sono comunemente noti come Baschenis di Averara. Divisi tra la produzione nella terra d'origine e quella nelle vallate trentine. Tra il 1461 e il 1540 una sorte comune aveva portato Antonio, Giovanni, Battista, Cristoforo, Dionisio, Simone I, Cristoforo II, Simone II, Cristoforo il vecchio a trasferirsi a Trento. Essi dipinsero affreschi nelle valli occidentali di quel Vescovado. I Baschenis seppero affermarsi come i pittori delle fatiche e delle sofferenze del popolo contadino di montagna. Le loro Opere rispecchiano le aspirazioni della gente umile che trovò nei Baschenis gli interpreti ideali del sentire comune.  I ben 19 artisti che in qualche modo hanno lasciato traccia della loro produzione appartengono a due diverse dinastie: quella di LANFRANCO, che annoverava quattro esponenti, attivi tra la seconda metà del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento (Antonio, Angelo, Giovanni e Battista Baschenis) e quella di CRISTOFORO più numerosa, potrattasi fino alla seconda metà del seicento (Cristoforo I, Ambrogio, Simone I, Dionisio, Cristoforo II, Simone II, Cristoforo il vecchio, Filippo, Cristoforo il giovane, Antonio, Giò Battista Guarinoni, Simone IV, Pietro ed Evaristo Baschenis).
Simone, uno dei figli del primogenito Cristoforo, fu riconosciuto l’esponente di maggiore levatura nel gruppo familiare che lavorò in Trentino. Di Simone vale ricordare le note «Danze Macabre» di Santo Stefano di Carisolo (1519) e di San Vigilio di Pinzolo (1539).  L'affresco di Pinzolo della danza macabra, raffigura una variegata teoria di personaggi: aprono il grottesco corteo tre scheletri musicanti, seguiti dal Cristo in croce e da diciotto personaggi di diverso rango sociale, già trafitti dallo strale della morte; ognuno è costretto a danzare con uno scheletro sghignazzante, mentre la Morte, posta in fondo al corteo, avanza a cavallo dal fondo della scena. Chiude il macabro corteo l'Arcangelo Michele e il demonio che tiene in mano un libro su cui sono scritti i vizi capitali. I Baschenis nel frattempo diedero continuità alla tradizione artistica per altre due generazioni senza godere comunque di vasta celebrità, fino al grande maestro, ultimo discepolo della famiglia, che fu Evaristo Baschenis.
L’illustre maestro nato a Bergamo il 4 dicembre 1617, si stacca nettamente da tutti gli altri pittori della famiglia per il livello artistico nettamente superiore da lui raggiunto, che ne fa uno dei più qualificati artisti del Seicento. Avendo presto indossato gli abiti religiosi, negli ambienti ecclesiastici fu chiamato Prevaristo, abbreviazione di Prete Evaristo. La condizione di sacerdote gli permise di viaggiare (almeno un soggiorno a Venezia è certo) e di esercitare la sua attività artistica con il massimo della libertà e della disponibilità di tempo, essendo egli di famiglia molto benestante, ed in buone condizioni economiche. La formazione artistica di Evaristo, maturata di pari passo con la vocazione sacerdotale, fu comunque del tutto autonoma dai suoi antenati e tale da costituire il necessario presupposto per quella personale esperienza creativa che lo colloca nel novero dei grandi bergamaschi di ogni tempo. Dipinse tele di vario soggetto, ma nella storia dell’arte è ricordato in particolar modo per le sue nature morte, dove la raffinatezza del suo stile eccelle in particolare nelle molteplici composizioni con strumenti musicali, e nelle nature morte in cucina. Dipinse con buona probabilità anche soggetti religiosi e fu maestro pure nelle figure e nei ritratti. Uno di questi dipinti (1670) ritrae lo stesso Evaristo mentre siede alla spinetta, accompagnato con la mandola dal giovane Ottavio Agliardi. Ma il maestro volle distinguersi dai generi più in voga nel suo tempo, e dedicò parte della sua opera alle nature morte. L'interesse per gli strumenti musicali è dovuto al fatto che Evaristo Baschenis fu anche un apprezzato musicista dell'epoca.
Importanti scoperte archivistiche, volte ad illuminare la sua vita e la sua attività artistica, sono il testamento olografo del pittore; l'inventario dei suoi beni e della sua collezione di dipinti e la nota della vendita di quanto conservato nella sua casa-bottega al momento della morte, sopraggiunta il 16 marzo 1677. L’artista venne sepolto in S. Alessandro in Colonna; con lui si estinse la stirpe dei pittori Baschenis. 

Acune immagini sono state scattate nel 2008 in Val Rendena.   
 
   
Antonio Baschenis, nel 1461 affrescò la chiesa di Santo Stefano a Carisolo (TN).   Antonio Baschenis lavorò all'interno della chiesa di San Virgilio a Pinzolo - (TN)   Simone II Baschenis - Parete esterna della chiesa di San Vigilio a Pinzolo (TN),Danza macabra (1539).
         
   
Simone II Baschenis – Affresco della “Leggenda di Carlo Magno” interno della chiesa di S. Stefano a Carisolo (TN) (1534).   Simone II Baschenis – Particolare della “Danza macabra” parete esterna chiesa di Santo Stefano a Carisolo (TN).   Evaristo Baschenis - Natura morta con strumenti musicali.
         
   
Evaristo Baschenis - Accademia musicale di A. Agliardi con chitarra e Bonifacio Agliardi.

 
  Evaristo Baschenis - Autoritratto (a sin.) con il giovane Ottavio Agliardi    Evaristo Baschenis - Natura morta con strumenti musicali e piccole statue classiche.