COMUNE di DALMINE – CASA COMUNALE - P.zza della Libertà
LAVORI DI RIFACIMENTO DELLE FACCIATE ESTERNE E MANUTENZIONE STRAORDINARIA DELLA COPERTURA
Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Bergamo e Brescia
Autorizzazione Prot. 0002514-A del 06.02.2024
Soprintendente arch. Luca Rinaldi.
Comittente: Palazzo Comunale di Dalmine
Progettista: Arch. Carlo Curto
RUP: Arch. Michelangelo Poloni
Direttore del lavori: Arch. Livio Poinelli
CSE: Geom Dino Poloni
Dirigente UTC: Ing. Claudio Fadini
Impresa esecutrice: Riva Impresa Restauri Italia Srl. - P.zza G.Ambrosoli 1 – Milano - 0294975218
Dirigente d’impresa Riva: Dott. Enzo Medardo Costantini
Restauratrice MIC: Roberta Scalvini
Inizio attività: 30.10.2024 - Data fine lavori 31.03.2025
Importo lavori: € 397.986,93
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La Storia della CASA COMUNALE DI DALMINE risale al ventennio fascista quando l’architettura razionalista era dilagante in quei tempi su tutto il territorio nazionale. La progettazione del palazzo venne affidata a Giulio Paleni, importante progettista del XX secolo, noto per il suo contributo alla costruzione di edifici significativi in Italia come la villa Seminario Barbarigo a Clusone e la villa Palanti a Milano Marittima.
La Casa Comunale di Dalmine fu inaugurata il 2 luglio 1938..
La casa comunale di Dalmine possiede una grande fortuna rispetto ad altri esempi di costruito contemporaneo: è vincolato dalla tutela del Ministero della Cultura, il che la può e deve preservare da interventi edili generici. La casa comunale è testimone di rilevanza culturale nazionale ed è per questo motivo che Riva Impresa Restauri Italia, ha dimostrato da subito entusiasmo nella gara indetta dal comune. Il modus operandi progettuale e realizzativo del restauro del contemporaneo (detto anche del moderno) dev’essere sul binario parallelo a quello del restauro storico. Il progetto dell’architetto Carlo Cuto ha seguito le buone pratiche della conoscenza e della qualità dell’intervento.
Riva da parte sua in questi anni ha investito in ricerca permettendo di realizzare restauri che hanno rispettato il primo pensiero progettuale con tecnologie innovative, come il triplice consolidamento strutturale del rivestimento lapideo e l’utilizzo di laser di nuova generazione. Negli ultimi decenni abbiamo conservato con successo palazzi iconici di Giuseppe Luraschi, Piero Portaluppi, Giovanni Muzio, Giò Ponti, Gian Domenico Salotti, Studio BBPR, Antonio Tagliaferri e ora di Giulio Paleni.
Dobbiamo tutti indirizzarci verso la “la cura giusta” per la conservazione di valori e idee progettuali da tramandare alle generazioni future nell’interezza di tutti i valori. Pensiamo che tutte queste esperienze siano da divulgare il più possibile affinché altre realtà costruite simili non vengano svilite e distrutte e che si conservino e difendano i valori tangibili e intangibili del patrimonio italiano costruito del ‘900.
Palazzo Comunale di Dalmine – Autorizzazione Soprintendenza: 0002514-A del 07.02.2024 – Codice Cup H52F220000200004 – Notifica Preliminare del 29.10. 2024 – Data inizio lavori 30.10.2024 fine lavori 31.04.2025 – importo opere € 397.986,93 – progettista arch. Carlo Curto – RUP: arch. Michelangelo Polini -. Direzione lavori arch. Livio Poinelli - Ririgente UTC: ing. Claudio Fadini – CSE: geom. Dino Poloni – Impresa di restauro: Riva impresa Restauri Italia Srl Piazza G: Ambrosoli 1 Milano tel. 02 94975218 – Attestazione SOA OS2A III bis OG2 V – Certiquality Uni 9001/2015 www.rivaitalia.it – informazioni@dittariva.it – dirigenti di cantiere Riva di cantiere: restauratrice Roberta Scalvini – dott. Enzo Medardo Costantini.
La casa comunale di Dalmine venne inaugurata il 2 luglio 1938 dal prefetto di Bergamo e dal podestà di Dalmine, Dott. Ciro Prearo. |
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Il restauro del contemporaneo
La storia della casa Comunale di Dalmine: risale al ventennio fascista quando l’architettura razionalista era dilagante in quei tempi su tutto il territorio nazionale . La progettazione del palazzo fu affidata a Giulio Paleni.
L’atto di nascita dell’architettura nazionalista italiana viene tradizionalmente riconosciuta in una serie di quattro articoli scritti dagli esponenti del gruppo 7 e pubblicati sulla rivista “la rassegna Italiana” tra il dicembre 1926 e il maggio 1927. Il gruppo è costituito da sette giovani laureati del Politecnico di Milano: Ubaldo Castagnoli, Luigi Figini, Guido Frette, Sebastiano Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava e Giuseppe Terragni, ai quali nell’estate del 1937 si aggiunge un architetto trentino di formazione romana, Adalberto Libera, in sostituzione di Castagnoli. La Milano degli anni venti offre un contesto assai vitale per gli esordi della nuova proposta architettonica. Conclusa l’esperienza del futurismo, tra i fragori della prima guerra mondiale (dove aveva trovato la morte anche Antonio Sant’Elia) un gruppo di architetti riuniti attorno a Giovanni Muzio aveva dato vita al movimento del Novecento architettonico, in analogia con le esperienze figurative del Novecento pittorico promosso da Margherita Sarfatti. Le istanze poetiche del gruppo, che trovano una esemplificazione nella “cà brüta” di via Moscova (1921-1922) promuovevano il superamento dello storicismo eclettico e del naturalismo art nouveau attraverso un ritorno al classico, inteso non come riproposizione di semplici motivi formali, ma come tentativo di trovare un linguaggio comune capace di dare un ordine e un volto riconoscibile alla città contemporanea. Prendendo le distanze dagli architetti “neoclassici “ della corrente novecentista, il manifesto del gruppo 7, così viene comunemente definita la serie di articoli de “la rassegna italiana”, propone un aggiornamento dell’architettura in Italia , in linea con le esperienze del movimento moderno internazionale, che comporta la rinuncia all’individualità e la ricerca di nuove forme e tipi che derivino da una stretta aderenza alla logica costruttiva e alla razionalità.
Contributo tratto da storia della civiltà europea Umberto Eco e Enciclopedia Treccani
Dalmine, febbraio 2025 fac/