q852referendumll referendum è uno degli strumenti più importanti a disposizione dei cittadini. Attraverso questo voto "speciale" infatti, i cittadini hanno il potere di partecipare al processo decisionale sulle leggi dello Stato italiano, compito che normalmente è affidato solo ai parlamentari che decidono in nome e per conto dei cittadini. Con questo intento, Lega e Radicali lanciano sei referendum sulla giustizia. L'obiettivo non è 500mila firme ma almeno un milione, che per sei quesiti fa sei milioni, idea di Salvini. Questo referendum è un aiuto e uno stimolo al Governo e al Parlamento e chi pensa che questo sia un problema significa che lui ha un problema, i referendum sono la più bella democratica trasparente e partecipata di democrazia diretta. Radio radicale ha una certa esperienza di referendum e la si sente ovunque in tutta Italia.

A mio parere non sono referendum contro i magistrati ma con la magistratura e con la parte sana della giustizia. Non sono contro qualcuno ma per migliorare e penso anche ad adesioni bipartisan, che firmeranno, magari a titolo personale. Con questi referendum si sta dicendo basta a quella politica che, a cominciare dagli anni '90, è venuta meno ai propri obblighi cedendo quote di potere alla magistratura. I quesiti referendari promossi e depositati alla Corte di Cassazione il 3 giugno 2021, sono sei, e sono: 1) Elezioni del Csm; 2) responsabilità diretta dei magistrati; 3) equa valutazione dei magistrati; 4) separazione delle carriere dei magistrati; 5) limiti agli abusi della custodia cautelare; 6) abolizione del decreto Severino. E’ una battaglia fondamentale per cambiare il nostro Paese, penso che anche Pannella darebbe il suo benestare anzi sarebbe tra i promotori. Da anni si sostiene da più parti che la giustizia non funziona, ecco ora abbiamo un'occasione per cambiarla, partendo dalla separazione delle carriere dei magistrati, dalla loro responsabilità diretta e dalla riforma del Csm. Sono riforme attese da oltre quarant’anni per rendere la magistratura indipendente come chiede la Costituzione. La questione della “mala giustizia” è un male radicato dello Stato e dei rapporti tra Stato e cittadini che ha caratterizzato l’intera vita della Repubblica Italiana. Senza entrare nel merito, a mio modesto parere lo stesso fenomeno di Mani Pulite e di Tangentopoli è stato rivisto e riletto, dopo molti anni, evidenziandone i limiti, gli abusi e i tanti errori. Per non parlare poi dei continui scandali che in questi mesi (a partire dal caso Palamara) hanno aperto uno squarcio sulla magistratura politicizzata e sul “sistema” della giustizia in Italia: sentenze politiche, carriere pilotate, scandali costruiti ad arte, depistaggi e corruzione solo per citare alcuni dei mali endemici e penetranti del sistema giudiziario del nostro Paese, ma dall’interno non si muove niente. Che la giustizia debba essere riformata e che il paese abbia bisogno di un sistema giudiziario efficiente ce lo chiede l’Europa. “Se non riformate addio ai fondi per il Piano nazionale di ripresa”, minaccia Bruxelles. Quindi, volenti o nolenti bisogna riformare, anche a livello internazionale si sono accorti che qualcosa non va nel sistema giudiziario italiano. Perché un medico, un avvocato o un ingegnere possono essere chiamati a risarcire i danni provocati nell’esercizio della professione e un magistrato no? Perché un Pm, che magari perseguita un innocente per motivi politici devastandogli la vita privata e la carriera, non dovrebbe dare conto di questo suo comportamento? Se, come previsto, si raccolgono un milione di firme, io ho già firmato, la prossima primavera questa riforma della giustizia fondata sulla certezza della pena e sul principio che chi sbaglia paga, la voteranno gli italiani.

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Dalmine, luglio 2021 fac/



 

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