Alberto Vitali -  il maestro della semplicità

Vitali Alberto nasce a Bergamo il 21 aprile 1898 da una famiglia di umili condizioni. Dopo le elementari, il figlio di  Pasquale Vitali ed Elisa Mazzoleni, inizia a lavorare come apprendista intagliatore, corniciaio, doratore, restauratore in un mobilificio e di sera frequenta la Scuola d’arte e di disegno applicato presso il Seminarino. Nel 1916 è volontario nella prima guerra mondiale, viene fatto prigioniero in Germania e congedato quattro anni dopo. Rientrato a Bergamo riprende il lavoro di artigiano  del legno e , nel tempo libero, inizia a dipingere. La morte della madre (1925) e del padre (1926) lo costringono ad aumentare il lavoro di artigiano presso una bottega d’arte. Sono anni di miseria poco redditizi ma continua a dipingere con passione pur non ricavando benefici economici.  Il 1927 e 1928 sono gli anni dell’esordio pubblico; espone alla Galleria di Brera con il paesaggio “Valverde”  e partecipa alla I mostra regionale d’arte Lombarda a Milano con il dipinto “la siccità” che viene premiato. Espone con due opere alla XVI biennale di Venezia (parteciperà in seguito alla XVII nel 1930, alla XIX,  alla XX, alla XXII,  XXIV e alla XXV nel 1950). Partecipa a tutte le quadriennali di Roma dalla prima nel 1931 fino alla VI del 1951. Nel 1935 inizia l’interesse per il restauro e lavora per due anni nello studio di Mauro Pelliccioli. Alla VII mostra nel 1936 presso la permanente di Milano viene premiato con la medaglia d’oro del MEN per il dipinto “il podere”. Partecipa a molte mostre e viene spesso premiato, nel 1940, assieme all’amico scultore Attilio Nani, tiene la sua prima personale a Bergamo e l’anno dopo una personale a Milano alla galleria Tescione. Lascia definitivamente il lavoro di artigiano restauratore per dedicarsi solo alla pittura e incisione e nel 1943 è di nuovo a Milano con una personale presso la galleria del Milione. Sono anni di grande attività artistica e di intensa partecipazione a esposizione  a Milano,  Bergamo e in altre sedi della Lombardia. Negli anni sessanta abbandona la tecnica dell’olio per dedicarsi all’acquarello con immagini ispirate al lago d’Iseo e al paesaggio alpino dell’Engadina  dove soggiorna di frequente. Famose sono anche l’originalità delle soluzioni palesate dalle sue commoventi “mascherate” in piazza vecchia o mercato del fieno. In piazza Reginaldo Giuliani, citta alta, vicino a dove aveva il suo studio-soffitta, una lapide, posta dall’amm.ne civica alla parete esterna del Duomo, lo ricorda quale “mirabile interprete dell’anima bergamasca nella inquietante suggestione dei luoghi e delle maschere”  nonché “maestro illustre del novecento Italiano”. In realta Vitali, è stato un uomo appartato, amante della solitudine e del riserbo, attento ai valori artistici ma anche umani, consapevole del proprio valore, poco interessato agli aspetti economici e soprattutto innamorato dell’arte.
Aspettiamo per settembre 2014 l’annunciata mostra a 40 anni dalla morte per celebrare un pittore onesto, interprete delle istanze del novecento ma anche un poeta del colore capace di trasformare in colore l’anima della sua città. Alberto Vitali muore a Bergamo il 10 aprile 1974.

   
Autoritratto, 1964   Maschere    Maschere in p.zza vecchia
         
   
Acquerelli in Engadina    Incisioni   Veduta di Bergamo da
Valverde, 1949
         
     
Maschere in città alta       Veduta di Bergamo, 1944

Dalmine, febbraio 2014 - Giovanni Facoetti  -  www.facoetti.com
Documentazione fornita da Fratus Roberto