q781guidottiE’ un artista nato a Bergamo nel 1921 e morto nel 2012. Scultore, Pittore e Medaglista tra i più apprezzati. Guidotti aveva frequentato la scuola d'arte Fantoni e l'Accademia Carrara. Numerose le mostre personali in tutta Italia e numerosi i riconoscimenti ricevuti. Le sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all'estero. Già nel 1939 partecipa alla X mostra del sindacato di Milano della sezione di Bergamo, esponendovi “Mia nonna” e “Il vincitore” e nel 1955 espone “Davidino” e Giulietta” alla LXXXVIII ed. della Esposizione della Società delle Belle Arti di Genova.
L'ultima sua scultura è stata il monumento commemorativo dedicato alla scrittrice e poetessa Mariana Frigeni Careddu in via Giovanni da Verrazzano.

Guidotti, tempo fa, aveva risposto all'invito rivolto dal presidente della Provincia Valerio Bettoni agli artisti bergamaschi a donare opere per la collezione permanente dell'arte bergamasca del '900. Lo scultore e pittore bergamasco aveva donato due grandi bronzi: una Maternità e un'allegoria de La Musica, collocate all'interno del Palazzo della Provincia in via Tasso. In quell'occasione Guidotti così si espresse: “Sono rimasto l'ultimo degli scultori bergamaschi della mia generazione e della precedente. Sono scomparsi i miei maestri e gli amici, gli scultori Piero Brolis e Stefano Locatelli, poco più grandi di me, e i pittori Raffaello e Orfeo Locatelli. Ho alle spalle settant'anni di scultura e ho smesso di esporre in mostre personali dal 2003, dall'antologica che il Comune di Bergamo mi ha dedicato al Teatro Sociale, dopo che ho realizzato e donato il busto di Giacomo Carrara posto nei giardini dinanzi all'Accademia”.
Guidotti si accostò all'arte sin da bambino, si formò con Remuzzi e Barbieri alla Carrara e apprese l'arte del legno e dello sbalzo negli studi di Alessandro Gritti e Costante Coter. Da bambino modellava piccole figure d'argilla lungo un ruscello a San Fermo in Bergamo e le cuoceva nella stufa in ghisa di casa e, da ragazzo, sempre nei pressi della casa in via Torretta, disegnava all'aperto attirando l'attenzione dello scultore Attilio Nani, la cui bottega era luogo di ritrovo e collaborazione tra artisti. Come l'adiacente studio dello scultore Costante Coter, per cui Guidotti fu apprendista tra i 14 e i 15 anni.
Esordì nei primi anni '50, in personali in gallerie italiane e collettive quali le Biennali nazionali di Milano e Verona, la Mostra dell'agricoltura di Roma (1953), l'Esposizione internazionale di arti figurative a Torino (1953-57), le Biennali di arte sacra di Bologna, Milano e Caltanissetta (1954-56, 1961-63), la settima Quadriennale di Roma, quella di Torino e la Mostra nazionale del bronzetto di Padova ('55), le Mostre del disegno contemporaneo di Rovereto ('59) e di artisti italiani a New York ('65). Fra le opere di Guidotti: gioielli e medaglie (alcune conservate in Vaticano, altre fuse ad esempio per l'Atalanta negli anni '80), i ritratti di Simone Mayer e dei tenori Camozzo e Dolci al Teatro Donizetti, i monumenti agli alpini di Selvino e ai caduti di Pradalunga e Albegno e un'opera per l'Università dell'Illinois. Ed ancora ostensori, altari, vetrate, portali e Via Crucis (destinati ad esempio a chiese di Brembo, Nese, Fiorano al Serio, Clusone e Costa Imagna), l'Annunciazione in bronzo nel museo nazionale di Assisi e molte opere funebri come la bella Deposizione in bronzo del '78 nel Cimitero di Bergamo e la stele per le vittime del disastro delle Azzorre.Negli ultimi anni il ritorno alla pittura: “Sono uno scultore che dipinge in modo coerente, diceva, perché l'opera dev'essere sincera espressione di se stessi”.
A ricordo dei suoi 50 anni di attività artistica, lo scultore concittadino Feruccio Guidotti espone nel Teatro Sociale in Città Alta, via Colleoni, oltre trenta opere di scultura, altrettante di pittura e la serie delle sue medaglie commemorative.
Ferruccio Guidotti, il decano degli scultori bergamaschi, è morto il 28 febbraio 2012, alle ore otto nella sua casa di Passaggio Calepino a Bergamo. Lo scorso 22 settembre 2011 aveva compiuto 90 anni.

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Dalmine, novembre 2020 fac/