Giovan Battista Moroni maestro di pitture sacre e non solo
Ritrattista di gusto raffinato
Lo stessoTiziano lo consiglia a molte famiglie facoltose per la sua naturalezza
Giovan Battista Moroni nasce nel Comune di Albino, in provincia di Bergamo, 1522. Fu costretto a seguire, ancora molto giovane, il padre Francesco, impegnato come architetto-impresario, in territorio bresciano. La circostanza però si rivelò determinante per la sua formazione artistica perché i genitori lo sistemarono nella bottega bresciana di Alessandro Bonvicino detto il Moretto. Alla morte del suo maestro (1554), la formazione artistica era compiuta come risulta dai suoi primi quadri. Nel 1548, comunque, il Moroni era già maestro autonomo, impegnato a Trento in coincidenza con l’apertura del Concilio, dove ebbe modo di affermarsi non solo come pittore sacro di stretta osservanza Morettesca, ma anche ritrattista di gusto raffinato. Dal 1549 il Moroni aveva ripreso i rapporti con il suo paese di nascita, Albino, operandovi come pittore sacro ma soprattutto come decoratore e ritrattista. Si trattò comunque di impegni occasionali, cui non corrisponde una documentazione che comprovi una continuità di soggiorno in patria. Tutto lascia credere che il Moroni tenesse bottega tra Bergamo e Brescia fino a che, intorno al 1562, in circostanze ancora misteriose non lo persuasero a rientrare ad Albino, ove risulta stabilmente domiciliato da allora fino alla morte. I suoi quadri devono essere arrivati a Venezia abbastanza presto, poiché da tutti i suoi biografi viene raccontato un singolare episodio.

Un ricco bergamasco di Casa Albani voleva farsi fare il ritratto da Tiziano, ma questi gli indicò il suo compatriota Moroni, osservando che se voleva avere il suo ritratto «al vero», egli sarebbe stato ritrattato dal Moroni egualmente bene ed anche meglio. Dopo di ciò quel gentiluomo si fece ritrattare dal Moroni e ne derivò, secondo il Tassi, una delle sue più belle opere. Le principali opere del grande pittore Bergamasco sono sparse per il mondo: negli Stati Uniti, alla Galleria degli Uffizi, a Ginevra in una collezione privata, al museo di Rotterdam, alla National Gallery di Londra, all’Accademia Carrara di Bergamo, a S. Maria Maggiore in Trento, e molti altri luoghi, mentre buona parte delle tele religiose del pittore sono gelosamente custodite nelle principali Chiese della Valle Seriana. I molti lavori di minor pregio nello stile del Moroni in circolazione, quali ritratti come pure quadri religiosi od allegorici, fanno ammettere l’esistenza di una bottega e di una scuola del Moroni discretamente attive e frequentate. Fra gli scolari vengono nominati: Giovanni Battista Moneta, Giampaolo Lolmo, Francesco Zucco e Carlo Ceresa. Particolare curioso, viene addossato al Moneta, che avendo le stesse iniziali del nome come quelle del maestro, è forse l’autore di certi ritratti, piuttosto aridi e senza fantasia, firmati G.B.M. i quali erano stati attribuiti allo stesso Moroni per via della firma, che, fatta di sole iniziali, non lasciava sussistere alcun dubbio.
L'ultimo lavoro del Moroni è il grande quadro del Giudizio Universale custodito nella Chiesa di Gorlago; un quadro dipinto ad olio su tela. E’ probabile che mentre era al lavoro, fosse colpito da grave malattia, ed, infatti, egli morì il 5 febbraio 1578, senza aver completato il quadro. Esso fu ultimato da un suo allievo, ma così male, che nacque un divertente aneddoto che così recita: “Esser meglio stare nell’inferno, dipinto dal Moroni a Gorlago, piuttosto che nel cielo fatto dal suo allievo”

gianni facoetti

 

 

   
Ritratto bambina
di casa Redetti
Il sarto
  Un maestro
         
   
Ritratto di Maffeis Devoto in adorazione Due cavalieri
         
   
Particolare del libro Ritratto di giovane donna Particolare uomo

 

 


 

 Da, “la carta del navegar pitoresco”, Venezia, 1660 -  Marco Boschini    

"Tuttavia quel Moron, quel Bergamasco
per esser gran pittor bravo e valente,
El vogio nominar seguramente
che de bona nomea l'ha pieno el tasco;
Ghè dei ritrat, ma in particolar
quel d'un sarto sì belo, e sì ben fato
che 'l parla più de qual si sa Avocato,
l'ha in man la forfe, e vu 'l vede' a tagiar
O in pitura Pitor, che carne impasta
o Bergamasco pien d'alto giudizio
più di così ti non puol far l'offitio:
Ti è Batista Moron, tanto me basta"


Dalmine, agosto 2009