Se vince il Sì: quello che Renzi (16/5/16) ha detto, e quello che NON ha detto su Referendum Costituzionale.
(Le affermazioni sono contenute in un’intervista di Renzi e riportate in una specie di circolare interna al PD, un bigino, che gli iscritti usano per rispondere alle obiezioni; ecco le mie controdeduzioni)

1.    Se vince il Sì diminuiscono le poltrone; se vince il No restiamo con il Parlamento più numeroso e più costoso dell'Occidente.

Però i titolari saranno inamovibili e soprattutto solo amici suoi; e per diminuire costi e numero bastava diminuire in proporzione i membri di entrambe le camere, senza stravolgerne logica e funzioni e soprattutto senza toglierci il diritto di eleggerle.

2.    Se vince il Sì, per fare le leggi e votare la fiducia sarà sufficiente il voto della Camera come accade in tutte le democrazie; se vince il No continueremo con il ping-pong tra i due rami del Parlamento.
Nei due paesi in cui è nata la democrazia moderna, USA  e Francia, vige un bicameralismo perfetto e le leggi devono essere approvate da entrambe le camere; evidentemente non sono democrazie....
Il ping-pong continuerà tranquillamente, il nuovo “Senato” ha diritto ad esaminare e commentare tutte le leggi (per alcune resta obbligatorio) ed essendo formato da personaggi  part-time impiegherà molto più tempo ad esaminarle

3.    Se vince il Sì avremo un governo ogni cinque anni; se vince il No continueremo con la media di un governo ogni tredici mesi.
Premesso che la stabilità in sé non è un valore (restare stabilmente nella cacca non è bello), non c’è una sola parola nella riforma che riguardi la durata dei governi; riservare alla sola camera il potere di sfiduciare il governo non cambia nulla nel meccanismo che finora ha portato alla caduta dei governi (normalmente, faide interne al partito o coalizione di maggioranza). Una maggior stabilità avrebbe potuto essere garantita dal meccanismo della “sfiducia costruttiva”, del quale però non si è parlato.
En passant, nei primi 30 anni di “instabilità” della prima repubblica, con governi corti e persino balneari, l’Italia si è trasformata da paese contadino e distrutto dalla guerra nella quinta potenza industriale del mondo, mantenendo anche il debito sotto controllo (i primi problemi di indebitamento sono nati con il primo governo “stabile”, quello di Bettino Craxi)

4.    Se vince il Sì avremo meno poteri alle Regioni; se vince il No continueremo a avere venti burocrazie diverse per trasporti, infrastrutture, energie, promozione turistica all'estero.
L’ unico potere che davvero verrà tolto, non solo alle Regioni ma anche ai comuni, è quello di tutelare la salute e i diritti più elementari dei propri cittadini da interventi sul territorio potenzialmente dannosi; basterà che il governante di turno dichiari “strategica” una qualunque opera (impianto industriale inquinante, discarica, superstrada o ferrovia, deposito di scorie nucleari; non sono indicati criteri in proposito) e nessuno si potrà più opporre. Resta tranquillamente inalterato il bubbone della sanità, dove si concentrano le ruberie della casta regionale, e dove siamo ci sono già gravi e anticostituzionali disparità di trattamento fra cittadini italiani di diverse regioni; in compenso, si risolverà il grave problema della promozione turistica!
 
5.    Se vince il Sì i consiglieri regionali non guadagneranno più dei sindaci; se vince il No continueremo con stipendi e rimborsi di oggi.
Ovviamente aumenteranno subito gli stipendi dei sindaci...e comunque la riforma non parla di rimborsi, solo di emolumenti

6.    Se vince il Sì aboliremo gli enti inutili a partire dal Cnel; se vince il No continueremo con i poltronifici.
A partire, ma anche ad arrivare. La riforma cita solo il CNEL, e nessun altro ente; forse il compito di indirizzo che il CNEL dovrebbe esercitare da fastidio al guidatore?

7.    Se vince il Sì, il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come un bue, ma il serpente mangerà la polvere, non faranno né male né danno in tutto il mio santo monte. Se vince il No, io vi destino alla spada; tutti vi curverete alla strage, perché ho chiamato e non avete risposto; ho parlato e non avete udito. Avete fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che mi dispiace avete scelto..........
No, forse questo l’ha detto Isaia, non Renzi
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Alberto Palestra

Dalmine, giugno 2016