Péder de Serniga. Per avere idea di come si parlava a Bergamo nel 500 è bene ricorrere al sonetto composto da Péder de Serniga nel 1529 al sopraggiungere della notizia della pace di Cambrai, conclusa dopo le terribili devastazioni compiute in Italia dai Lanzichenecchi e dalle truppe francesi. Non si conosce niente dell’autore ma certamente lo pseudonimo nasconde un dotto e raffinato umanista locale (Trascrizione adattata all'ortografia odierna) |
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Cà e gacc mangi insèm…
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Cani e gatti mangino insieme… Cani e gatti mangino insieme, e con gli agnelli Stia nella stalla il lupo senza offenderli, crepino le campane in cima ai campanili e cantino d’allegrezza tutti gli uccelli, il miglio venga a costare solo diciotto denari al quarto e le corazze siano trasformate in tanti badili, l’amore risvegli i cuori gentili, piova vernaccia e fiocchino casoncelli. Il corpo s’allarghi allo stitico di dolcezza Ridacci Iopilàch giorno e notte E gli ammalati si risanino dentro e fuori. Rotoli giù dai monti la legna in fretta E tutta da sola si leghi in fasci Per abbrustolire la luna coi falò. |
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A prescindere da quel misterioso personaggio che il poeta chiama “Iopilàch” (qualcuno ha voluto identificarlo addirittura con Gioppino, anche se tutto fa credere che la maschera di Gioppino ebbe a nascere molti secoli più tardi..), non si può dire che il sonetto non sia ancor adesso di un pittoresco effetto.
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