Dialetto – Tormentone dell’estate 2009
L’Italia è uno dei paesi più ricchi di dialetti nel mondo, quindi, non dimentichiamo che conoscere il dialetto, parlarlo abitualmente sia in casa che fuori, insegnare ai bambini a parlare in dialetto, è sinonimo di ricchezza culturale. La parlata locale è la storia è il vissuto di un popolo e fanno parte di essa i costumi, le abitudini, le tradizioni e soprattutto il linguaggio che in una piccola comunità s’identifica con l’uso del dialetto. In dialetto ci si litiga, in dialetto t’innamori, t’arrabbi, sorridi e piangi, in dialetto sogni, non usi il cervello per particolari frasi, non ti curi della grammatica perché quella che usi è sempre giusta. Poi c’è il dialetto fatto di poesia e di tanti poeti e scrittori dialettali. Il dialetto è spesso soltanto il concime del parlare più raffinato, ma senza concime ben pochi fiori nascerebbero.
Quando per lavoro, soggiornavo nel sud-Italia per lunghi periodi, ho avuto la possibilità di conoscere molta gente, le loro abitudini, le loro tradizioni, ho partecipato a molte sagre paesane, che si festeggiano in pompa magna, con paramenti e luminarie per tutto il paese, fuochi d’artificio finali e molta, molta gente in piazza.  C’erano persone che facevano viaggi lunghissimi per partecipare alla loro “festa del paese”. Sicuramente sono molto più legati alle tradizioni popolari di noi “settentrion”, parlano quasi tutti il loro dialetto e ne sono orgogliosi, dovremmo prendere esempio, non solo pontificare.
Sul tema del dialetto e delle tradizioni popolari è partito un bel tormentone estivo: “esami agli insegnanti e dialetto nella scuola”. E’ importante stabilire che il dialetto non va imposto a nessuno, è la lingua della spontaneità, rappresenta il nostro legame con il territorio, non può essere un obbligo, deve essere una scelta individuale. Ma non possiamo nemmeno permetterci di perdere questo patrimonio linguistico, per questo non bisognerebbe escludere il dialetto a priori dalle scuole e semmai inserirlo nei mezzi d’informazione, ascoltare poesie o canzoni in dialetto può essere un arricchimento culturale per tutti. In questa logica s’inserisce, meglio tardi che mai, la proposta avanzata in regione Lombardia di sostenere le emittenti radiofoniche e televisive locali per salvaguardare la tradizione dei dialetti lombardi. Daniele Belotti, presidente della VII commissione consigliare cultura sport formazione e informazione, e Stefano Galli presidente del gruppo consigliare Lega Nord, hanno inoltrato all’ufficio di Presidenza del Pirellone una richiesta di stanziamento straordinario di fondi per la messa in onda di “notiziari, programmi culturali, informativi, d’intrattenimento, sportivi in lingua locale” al fine di salvaguardare i vari dialetti lombardi. Il ruolo che il passato e le tradizioni rivestono all’interno della vita dell’individuo si possono ben sintetizzare con un’immagine che ho rubato da qualche parte. Il nostro modo di esistere può essere paragonato a quello di un bambino portato sulle spalle del padre, l’ampiezza della visione del bambino non è merito della sua altezza, bensì anche dell’altezza di chi lo porta; nello stesso modo noi vediamo non solo in conformità a quello che abbiamo autonomamente imparato, ma anche su quella dell’esperienza che ci è stata trasmessa dalle tante generazioni che ci hanno preceduto.

Dalmine, ottobre 2009 - fac/