Venerdì 27 gennaio 2023, in occasione della Giornata della Memoria, a Dalmine si è tenuta la Cerimonia di posa delle “Pietre d’inciampo”. In Piazza Libertà, è stata posata la prima pietra in memoria di Giuseppe Graziotti; in Piazza Vittorio Emanuele III, collocata la seconda in memoria di Angelo Amboni. Due soldati dalminesi internati e morti in campo di concentramento per il loro rifiuto di combattere per la Repubblica di Salò o per l’esercito tedesco.
Brevi biografie dei due militari:
Angelo Amboni (12.06.1923 – 24.06.1944). Inizia il sevizio militare presso l’arsenale di Venezia, l’8 settembre 1943 truppe tedesche occupano Venezia e rimane prigioniero nella caserma Sanguinetti. Con un amico Massimo Santini tra molte difficoltà e una caotica peregrinazione, giunsero fino in Austria il 15 sett. 1943, opposero ripetuti rifiuti alla richiesta di arruolamento nell’esercito tedesco e furono destinati in lagher diversi dove Massimo riusci a salvarsi. Angelo fu trasferito in un lagher con 30.000 prigionieri, poi a Lamdorf presso l’acciaieria di Lambinowice e infine allo Stalag VIII-A di Gorlitz Moys dove morì di tubercolosi polmonare, pochi giorni dopo aver compiuto 21 anni.
Giuseppe Graziotti ( 12.09.1923 – 02.02.1945). Caporale Graziotti detto Pino era all’8^ regg. Bersaglieri di stanza a Rovereto dal luglio del 1943. Fu fatto prigioniero dall’esercito tedesco, dopo che la sua compagnia e il battaglione opposero resistenza in caserma l’8 settembre. Deportato in Germania , via Innsbruck, rinchiuso in diversi campi di concentramento: Schwerin, Neubrandenburg, Trewviri, Stammlager, Lagher Kommando 6001 e Italiener Werklager, Hildesheim dal giugno 44. Le condizioni di lavoro e di vita peggiorarono molto da quello stesso autunno tanto che Giuseppe non sopravvisse al terribile inverno. La morte avvenne a Hildesheim come testimoniato da fonti scritte.
Le pietre d'inciampo vengono posate in memoria delle vittime del nazismo, indipendentemente da etnia e religione. Le pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine) sono un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa, attuata in diversi paesi europei, consiste nell’incorporare una piccola targa d'ottone, della dimensione di un sampietrino (10 × 10 cm), nel selciato stradale delle città, posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l'anno di nascita, la data, l'eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si vedeva ridurre soltanto a numero. L'espressione "inciampo" deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell'opera.
L'espressione "pietra di inciampo" è mutuata dalla Bibbia e dall'Epistola ai Romani di Paolo di Tarso (9,33): "Ecco, io metto in Sion un sasso d'inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso
Locandina evento | Liliana Segre | |||
Nuove pietre d'inciampo | Graziotti Giuseppe- Dalmine P:zza Libertà | Amboni Angelo- Sforzatica P.zza V.Emanuele III |
Dalmine, gennaio 2023